Ripristinata la pena di morte per traffico di droga in Indonesia
Giustiziati cinque stranieri condannati per spaccio internazionale di stupefacenti.
L'Indonesia costituisce una delle mete turistiche più ambite, tanto da rappresentare nell'immaginario collettivo, un paradiso terrestre, grazie soprattutto alle incantevoli spiaggie, la famosa isola di Bali e la proverbiale accoglienza della popolazione locale. Tuttavia, è un vero e proprio inferno per tutti quei cittadini stranieri arrestati per reati di droga.
La notte del 18 gennaio 2015, cinque cittadini stranieri sono stati giustiziati da un plotone di esecuzione, nonostante gli appelli alla clemenza da parte di associazioni umanitarie e capi di stato, tra cui il Presidente del Brasile, Dilma Rousseff, che ha cercato fino all'ultimo momento di salvare un cittadino brasiliano arrestato nel 2003 per aver introdotto nel Paese 13 kg di cocaina.
A nulla, però, sono valsi gli sforzi diplomatici, perchè il cittadino brasiliano è stato fucilato, poco dopo la mezzanotte, insieme ad un olandese, una vietnamita, un nigeriano e un malawiano, tutti arrestati per droga.
Il Paese asiatico punisce severamente i delitti legati al traffico internazionale di droga, con pene non inferiori ai dieci anni, ma che in molti casi arrivano sino all'ergastolo o, addirittura, alla pena di morte.
La pena capitale era stata anche sospesa nel 2008, quando il governo indonesiano dichiarò la volontà di mitigare le condanne ed abolire la pena di morte. Tuttavia, è stata ripristinata nel 2013, in seguito al cambio di governo.
Sull'argomento vedi anche:
Accordo tra Italia e Australia in materia penale
I Paesi membri della Convenzione di Parigi sull'estradizione
L'estradizione dall'Italia per l'estero
Cosa fare quando si è arrestati in un Paese straniero
Avvocati Penalisti Internazionali
Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate
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