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Illegittimo il diniego del visto per residenza elettiva emesso dal Consolato Generale d'Italia a New York.

Il TAR del Lazio accoglie il ricorso di una cittadina statunitense.

Illegittimo il diniego del visto per residenza elettiva emesso dal Consolato Generale d'Italia a New York.

 

 

 

 

 

 

 

 

Con Sentenza n. 3739 del 17 marzo 2016, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato da una cittadina statunitense contro il diniego del visto d'ingresso per residenza elettiva, emesso dal Consolato Generale d'Italia a New York.

La cittadina USA aveva chiesto al consolato italiano il rilascio di un visto d'ingresso per residenza elettiva, al fine di trasferirsi definitivamente in Italia. Ricordiamo che il visto per residenza elettiva e il corrispondente permesso di soggiorno, consentono ai cittadini stranieri, che non hanno bisogno di lavorare, di fissare la propria residenza in Italia, sempre che riescano a dimostrare la disponibilità di un'abitazione da eleggere a residenza in Italia e il possesso di cospicue risorse economiche.

Nel caso in esame, la cittadina USA aveva dimostrato sia l'acquisto di un immobile, sia il possesso di risorse economiche nettamente superiori a quelle minime previste dalla legge per tale tipo di visto. Ciò nonostante, il Consolato Generale d'Italia aveva negato per ben due volte il visto d'ingresso, sostenendo che le entrate della ricorrente non provenissero da rendite o pensioni.

Pertanto, la cittadina USA, assistita in giudizio dall'Avv. Santaniello Luca, ricorreva contro il provvedimento di diniego, contestando l'interpretazione della normativa vigente da parte del consolato italiano. Infatti, il Decreto Interministeriale n. 850 del 2011 (che disciplina il visto per residenza elettiva), non richiede che le entrate del cittadino straniero debbano necessariamente provenire da pensioni o rendite, ma si limita a stabilire che dette entrate devono essere superiori ad un determinato importo (circa 31.000 euro), autonome, stabili, regolari e che si possa ragionevolmente supporre la loro continuità nel futuro. 

Pronunciandosi sul punto, il TAR del Lazio ha ritenuto il ricorso fondato, in quanto il Consolato non ha preso in considerazione, come avrebbe dovuto, la complessiva situazione economica della ricorrente, secondo quanto risultante dagli investimenti (mobiliari ed immobiliari) a lei riconducibili, al fine di individuarne la capacità di risiedere stabilmente in Italia senza esercitare alcuna attività lavorativa.

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